L’indagine conoscitiva sul tema delle intercettazioni, deliberata dalla Commissione Giustizia del Senato della Repubblica il 20 dicembre 2022 e conclusa il 20 settembre 2023 (9 mesi), è stata diretta ad acquisire elementi conoscitivi sul fenomeno generale delle intercettazioni, anche alla luce delle modifiche normative in materia entrate in vigore nel 2020.
Blindatura dell’Archivio digitale
Uno dei vulnus al diritto di difesa della persona accusata di un reato riguarda l’accessibilità agli audio delle conversazioni o comunicazioni registrate attraverso le intercettazioni.
La cosiddetta “blindatura” dell’Archivio rappresenta una problematica segnalata più volte dagli auditi e nel corso dei sopralluoghi: infatti i difensori, non potendo acquisire copia delle intercettazioni ritenute non rilevanti, sono obbligati ad ascoltare, esclusivamente nei locali della procura, ore ed ore di conversazioni e comunicazioni registrate. Inoltre, il materiale intercettato è disponibile fino al termine fissato proprio dal pubblico ministero (quindi una parte del procedimento) e può eventualmente essere prorogato dal giudice.
Per agevolare questa attività di ascolto da parte degli avvocati, alcune Procure hanno adottato delle prassi a tutela delle parti: come rappresentato in audizione dal Procuratore della Repubblica di Perugia, la Procura presso il Tribunale di Perugia ha previsto la possibilità di proroga oltre i venti giorni stabiliti dall’articolo 415-bis del codice di procedura penale.
Questo aspetto, unito alla circostanza che di fatto è quasi esclusivamente la polizia giudiziaria a selezionare le intercettazioni rilevanti, rende particolarmente difficile l’esercizio del diritto di difesa, con specifico riguardo alla possibilità di individuare nel materiale intercettato elementi a favore del proprio assistito.
Tra le soluzioni prospettate per assicurare la pienezza dell’esercizio del diritto di difesa, attraverso l’accessibilità a tutto il materiale conservato presso l’ADI, è stata rappresentata la remotizzazione del contenuto dell’ADI stesso oppure la creazione di un’udienza predibattimentale ad hoc in camera di consiglio in cui eseguire la selezione delle conversazioni rilevanti, in modo da assicurare che la gestione dell’archivio per le fasi successive sia affidato al giudice e riservare ad entrambe le parti – pubblico ministero e difesa – il medesimo trattamento.
Come è emerso dalle audizioni e dai sopralluoghi, devono comunque essere previsti investimenti per adeguare le attuali sale server al fine di garantire la continuità dei servizi, sia attraverso l’introduzione di sistemi di backup dati, sia attraverso l’ampliamento della memoria dei server medesimi.
Come risulta dalla Relazione sullo stato di avanzamento degli interventi di competenza del Ministero della giustizia, finanziati con le risorse del fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese di cui all’articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, del fondo di cui all’articolo 1, comma 95, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, e del fondo di cui all’articolo 1, comma 14, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, l’archivio riservato delle intercettazioni è un progetto dal costo totale “previsto” di oltre 106 milioni di euro nel periodo 2018-2033 (CUP J513C19000270001).