AGENZIA DELLE ENTRATE: AL BITCOIN NON SI APPLICA L’IVA MA PRODUCE TASSAZIONE DIRETTA

di Elena Bassoli

[vc_row] Decreto Legislativo del 25 maggio 2016, n. 97 (GU Serie Generale n.132 del 8-6-2016).

Il 23 giugno 2016 è entrato in vigore il Freedom Of Information Act che rende libero e gratuito l’accesso all’informazione pubblica e agli atti della P.A. Tutti i cittadini avranno la possibilità di richiedere documenti e atti della Pubblicazione Amministrazione. Fanno eccezione le documentazioni considerate sensibili, secondo uno specifico iter per il quale verrà comunque data risposta ai cittadini che ne faranno richiesta.

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1.     Introduzione

Il 2 settembre 2016 l’Agenzia delle Entrate ha emanato la Risoluzione n. 72 a seguito di interpello esercitato da una società che intende offrire ai propri clienti il servizio di vendita/acquisto di Bitcoin. L’interpellante ha quindi chiesto quale sia il regime fiscale applicabile alle società che svolgono attività di servizi relativi a cryptocurrency, se cioè siano sostituti d’imposta ai fini Irpef soggette all’obbligo di versamento della ritenuta d’acconto e se debbano versare Iva, Ires o Irap o altra imposta sui servizi.

Preliminarmente occorre rilevare che l’Agenzia delle Entrate ha qualificato la Società che eserciti professionalmente l’attività di negoziazione a pronti di valuta, assimilabile ai cambiavalute, vale a dire “ai soggetti di cui all’articolo 11, comma 2, lettera c), del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231 e che pertanto sia anzitutto obbligata agli obblighi di adeguata verifica della clientela, di registrazione nonché di segnalazione ai sensi del medesimo decreto legislativo n. 231 del 2007” ai fini della disciplina di antiriciclaggio. Il suddetto interpello è stato una buona occasione per l’Ente per fare chiarezza su un aspetto ancora poco conosciuto come quello delle cryptocurrency esistenti al mondo.

 

2.     Le criptovalute
Nel corso degli ultimi dieci anni, in funzione dello sviluppo enorme di internet e della interconnessione, congiuntamente ad una diminuzione della fiducia verso l’affidabilità del sistema finanziario, i tentativi di realizzare una moneta virtuale sono stati molteplici e legati soprattutto al crescente utilizzo della Rete per il commercio elettronico.
Oltre ai Bitcoin esistono attualmente più di 500 cryptocurrency, tutte basate su funzionamenti simili. Deve pertanto ritenersi che tale Risoluzione sia applicabile ad ogni società di servizi che si occupi di intermediazione nel campo delle criptovalute.

Il primo tentativo di introdurre tale tipo di moneta al fine di favorire l’e-commerce, si deve al cinese Wei Dai, che nel 1998 aveva tentato di introdurre la b-money. L’esperimento all’epoca fallì, finchè non fecero la loro comparsa i Bitcoin, termine con il quale si indicano sia le monete, sia il software open source che implementa il protocollo di comunicazione e la rete peer-to-peer che ne consente lo scambio. Tutte le architetture delle criptovalute prescindono da un ente centrale grazie a un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia di tutte le transazioni.

La criptovaluta può quindi definirsi una valuta paritaria, decentralizzata, digitale la cui implementazione è affidata ai principi della crittografia per convalidare le transazioni e la generazione di moneta in sé, illimitata non regolamentata, usata e accettata all’interno di specifiche comunità virtuali generalmente gestita e controllata dai propri sviluppatori. Tali valute virtuali, inoltre, sono nate senza l’intervento e senza la presenza di alcuna autorità centrale, con gestione delle transazioni e rilascio delle criptomonete svolte collettivamente dalla rete, grazie a molte delle loro proprietà uniche.

Ad esempio i pagamenti online effettuati con criptovalute sono istantanei, pseudoanonimi, ubiquitari, con costi bassissimi, prossimi allo zero. Gli utilizzatori utilizzano le cryptocurrency, in alternativa alle valute tradizionali come mezzo di pagamento per regolare gli scambi di beni e servizi, ma anche per fini speculativi attraverso piattaforme on line che permettono lo scambio di bitcoin con altre valute tradizionali sulla base del relativo tasso di cambio (ad esempio, è possibile scambiare bitcoin con euro al tasso BTC/EURO).

 

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di Elena Bassoli (N. IV_MMXVIII)
Corte di Cassazione, Sezione I Civile, sentenza n. 17485 del 21 marzo 2018 e depositata il 4 luglio 2018. La tutela della privacy non può escludere l’applicazione del metodo dell’«accertamento sintetico», ovvero la determinazione del reddito del contribuente sulla base delle spese sostenute nell’anno fiscale, che trova il suo fondamento nell’art. 38, commi 4 e 5, del d.P.R. n. 600/1973, nel contesto della potestà impositiva dell’Amministrazione che si fonda sull’art. 53 Cost. e nell’attività di accertamento e di raccolta di dati attuata presso l’Anagrafe tributaria.
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di Elena Bassoli (N. I_MMXVIII)
Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL) - Decisione n. MED-2017-075 del 27.11.2017. Con la decisione n. MED-2017-075 del 27 novembre 2017, la Cnil, l’equivalente francese del nostro Garante della privacy, ha emanato un preavviso di sanzione amministrativa a Facebook per il servizio di messaggistica Whatsapp, dalla stessa gestito. Whatsapp è presente sul mercato della messaggistica mondiale dal 2009, e nel 2014 è stata acquistata da Facebook. Di tale accordo Whatsapp ha reso noti i contenuti all’utenza, aggiornando le condizioni d’uso e la privacy policy, solo nell’agosto del 2016. In applicazione della decisione n. 2016-295 C del 14 ottobre 2016 del Presidente della Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL), una sua delegazione ha effettuato tre controlli online, rispettivamente il 4 e il 9 novembre 2016 ed il 23 ottobre 2017 al fine di verificare l’osservanza della legge del 6 gennaio 1978 modificata relativa a dati, file e libertà. Un’udienza di WhatsApp si è svolta nei locali della CNIL il 14 giugno 2017.
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di Elena Bassoli (N. IV_MMXVII)
Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, Sentenza n. 17531 del 22 marzo 2017 e depositata il 14 luglio 2017. La Corte ha rigettato il ricorso della Società che denunciava la violazione o la falsa applicazione dell’art. 4 L. n. 300/1970, lamentando che la sentenza impugnata ha ritenuto che il meccanismo del badge (a radio frequenza), che si limita a leggere le informazioni contenute nella tessera dei dipendenti, costituisse un illegittimo strumento di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori.
NUOVE DISPOSIZIONI A TUTELA DEI MINORI PER LA PREVENZIONE ED IL CONTRASTO AL CYBERBULLISMO -
di Elena Bassoli (N. III_MMXVII)
Legge 29 maggio 2017, n. 71. Pubblicato in GU Serie Generale n.127 del 03-06-2017 la Legge 29 maggio 2017 n. 71 recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo” in vigore dal 18 giugno 2017. Il provvedimento intende contrastare il fenomeno in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti.
UK: approvato l’investigatory powers act -
di Elena Bassoli (N. II_MMXVII)
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IL FREEDOM OF INFORMATION ACT (FOIA) -
di Elena Bassoli (N. IV_MMXVI)
Decreto Legislativo del 25 maggio 2016, n. 97 (GU Serie Generale n.132 del 8-6-2016) Il 23 giugno 2016 è entrato in vigore il Freedom Of Information Act che rende libero e gratuito l’accesso all’informazione pubblica e agli atti della P.A. Tutti i cittadini avranno la possibilità di richiedere documenti e atti della Pubblicazione Amministrazione. Fanno eccezione le documentazioni considerate sensibili, secondo uno specifico iter per il quale verrà comunque data risposta ai cittadini che ne faranno richiesta.
FACEBOOK DEVE BLOCCARE I PROFILI FAKE PER L’EVENTUALE INTERVENTO DELLA MAGISTRATURA -
di Elena Bassoli (N. III_MMXVI)
Garante della Privacy - Provvedimento dell’11 febbraio 2016. Facebook dovrà comunicare ad un proprio utente tutti i dati che lo riguardano anche quelli inseriti e condivisi da un falso account, il cosiddetto fake, e dovrà bloccare il fake ai fini di un’eventuale intervento da parte della magistratura. Il Garante ha accolto il ricorso di un iscritto a Facebook che si era rivolto all’Autorità dopo aver interpellato il social network ed aver ricevuto una risposta ritenuta insoddisfacente.
IL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI -
di Elena Bassoli (N. II_MMXVI)
Regolamento 2016/679 e Direttiva 2016/680 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016. Dopo un iter durato quattro anni il 4 maggio 2016 sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (GUUE) i testi del cd. “Pacchetto protezione dati”, vale a dire il Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali e la Direttiva che regola i trattamenti di dati personali nei settori di prevenzione, contrasto e repressione dei crimini, che costituiscono il corpus normativo che definisce il quadro comune europeo in materia di tutela dei dati personali per tutti gli Stati membri dell’UE.
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di Elena Bassoli (N. IV_MMXV)
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di Elena Bassoli (N. III_MMXV)
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di Elena Bassoli (n.II_MMXV)
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di Elena Bassoli (N.III_MMXIV)
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