di Teresa Bonacci
1. Premessa
L’analisi della scena del crimine è argomento siffattamente complesso. La stessa rappresenta l’ideale punto di contatto tra le numerose discipline che afferiscono alla criminalistica – quindi spaziando dalla balistica alla dattiloscopia, alla biologia, per citarne solo alcune, comprensive delle loro materie affini, si pensi alla chimica o alla fisica, fino ad arrivare all’informatica forense e alla criminologia, quindi ad uno spaccato non già criminodinamico, che potrebbe, ad esempio, coinvolgere anche la bloodstain pattern analysis, ma probabilmente antecedente al reato oppure interessante l’agito posto in essere durante la sua commissione. Si pensi, infine, alla vittimologia e all’importanza di poter ricostruire dei legami tra vittima ed offender, utili sia per il reato in essere che per l’eventuale scoperta di serialità.
Il reale tramite tra le due macro-aree descritte è quindi sicuramente rappresentato dall’ambiente dove il reato si è consumato ma ancora di più dal cadavere, quel soma appena rinvenuto e che viene “letto” dalle varie professionalità che giungono sul posto. Sicuramente è nota al grande pubblico la funzione identificativa delle impronte digitali o del DNA, in questo i vari serial televisivi hanno accresciuto una forensic awareness collettiva, molte delle sigle utilizzate dai comparti scientifici sono anch’essi conosciute, si pensi al luminol oppure agli acronimi di talune banche dati (IBIS, AFIS, Codis, interessanti giustappunto la comparazione dei bossoli oppure dei profili ottenuti tramite impronte papillari o genetici), anche la figura del medico legale e le sue funzioni sono state sufficientemente sviscerate e la sua importanza viene riconosciuta sia durante la fase ispettiva del cadavere quindi sul luogo, che a seguito della sua traslazione nell’Istituto di Medicina Legale di competenza areale ovvero delegata dall’Autorità inquirente. Ecco, proprio in combinazione con il medico legale, ovvero con i tossicologi, è possibile individuare una nuova figura: l’entomologo forense, stante che la sua attività può anche non interessare necessariamente un crimine.
2. L’entomologia: applicazione concreta
L’entomologia forense si occupa di quelle specie di insetti e artropodi coinvolti nelle controversie civili e penali e/o che infestano l’ambiente umano. Nello specifico, l’entomologia medico-legale, si occupa dello studio degli artropodi/insetti associati ai cadaveri ed ha come obiettivo principale quello di determinare l’epoca della morte. Tale informazione è di rilevante importanza nel settore investigativo, soprattutto in casi di omicidio o abbandono di soggetti deboli.
La stima del tempo intercorso dal decesso di un soggetto (IPM – Intervallo Post Mortem) può avvenire attraverso due approcci di indagine differenti a seconda del tempo trascorso dalla morte e dallo stadio di decomposizione del corpo rinvenuto. Il tempo trascorso dalla morte è l’informazione principale da ottenere in caso di omicidi o nelle investigazioni di morti avvenute in maniera sospetta (Gebert, 1996 in Byrd&Castner, 2010).
Un primo metodo si basa sullo studio dello stadio di sviluppo delle larve delle mosche che colonizzano il corpo nelle fasi iniziali di decadimento del cadavere (Calliphoridae, Sarcophagidae, Muscidae). La velocità di sviluppo delle larve presenti sul corpo (temperatura dipendente) e le loro dimensioni ed età, sono elementi che permettono di calcolare il tempo di colonizzazione di un corpo in dipendenza delle temperature del periodo, sia in ambiente indoor che outdoor. Il tasso di crescita di un insetto ha una relazione lineare con la temperatura ambientale.
Tale metodo può essere utilizzato nelle fasi iniziali di decomposizione del corpo quando si verifica la prima ondata di colonizzazione da parte degli insetti sarco-saprofagi e quindi, per intervalli di qualche giorno/settimana.
La valutazione dell’IPM, per tempi più lunghi di esposizione, si basa sullo studio delle comunità di insetti (Byrd&Castner, 2010) che si susseguono sul cadavere attratti da particolari stadi di decomposizione. Più precisamente il metodo riguarda la successione con cui diverse categorie ecologiche di insetti colonizzano il corpo, sostituendosi gradualmente con il procedere della decomposizione (Schoenly et al., 1992 in Byrd&Castner, 2010, Bonacci et al., 2010; 2011a,b; 2012). Tale metodo viene utilizzato soprattutto in caso di ritrovamento di corpi in avanzato stato di decomposizione e tiene conto delle categorie ecologiche presenti ed attive sul corpo, nel momento del rinvenimento.
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