Droni commerciali e profili di (in)sicurezza (II parte)

di Sara Cutrona e Ivan Zaccagnini

In questo contributo vengono analizzate alcune delle criticità legate alla proliferazione dei droni commerciali. In particolare, nella prima parte viene effettuata una decostruzione del Regolamento di Esecuzione (UE) 2019/947 emesso dalla Commissione Europea e che regola l’esercizio degli aeromobili senza equipaggio o Unmaned Aircraft Systems (UAS). Nella seconda parte, ad integrazione pratica di quanto viene affermato nell’analisi legale, si fornisce un esempio concreto di come un drone potrebbe essere utilizzato per effettuare un attacco terroristico.

 


Eseguendo un processo di astrazione, si potrebbe quasi dire che i droni commerciali possano rappresentare un ottimo strumento per chi desideri attentare alla nostra sicurezza. Infatti, nel caso di un attacco terroristico, droni commerciali potrebbero essere armati o trasformati direttamente in una sorta di ordigni esplosivi improvvisati (in inglese improvised explosive device – IED). La pericolosità di un oggetto quasi comune come un drone commerciale, però, non può essere considerata come una potenzialità di per sé, ma è necessario ricorrere ad alcuni indicatori: Payload, ovvero la capacità di carico di questi velivoli; Range, il raggio d’azione calcolato in base alla distanza dall’operatore nel quale questi sistemi riescono ad operare; Endurance, cioè l’autonomia dei droni dettata dalla durata delle proprie batterie o sistemi di alimentazione.

Partendo da un’analisi comparata dei payload dei droni più diffusi e più accessibili a livello commerciale è possibile stimare che tipo di ordigni questi velivoli sarebbero in grado di trasportare e quindi di stimare la quantità di danni che potrebbero infliggere al proprio bersaglio. Mediamente i droni presenti sul mercato con peso inferiore ai 20 Kg e acquistabili a un prezzo compreso tra i 25 e 1.000 dollari, utilizzano delle batterie che gli permettono di operare ininterrottamente tra i 15 e i 30 minuti con una capacità di carico massimo di circa 2.5 Kg con un range operativo di circa 2 Km.

Uno dei droni più popolari e più costosi di questa categoria è il DJI Phantom 4 PRO, che è stato recentemente sostituito sul mercato dal nuovo modello V2.0 facilmente acquistabile a una cifra compresa tra i 1500 e i 2000 euro. Tuttavia, rispetto a questi dati esistono già delle eccezioni come nel caso della casa produttrice Top Flight, che sta sviluppando droni commerciali ibridi alimentati a benzina, in grado di volare fino a 2.5 ore, con un range operativo di circa 160 Km e una capacità di carico massimo di 9 Kg. Senza considerare prototipi ancora in fase di sviluppo e i cosiddetti next-generation systems, sono già reperibili sul mercato a cifre superiori ai 1.000 euro, droni con capacità decisamente più avanzate rispetto alla media sopra descritta: si tratta di sistemi a pilotaggio remoto professionali in grado di trasportare carichi di circa 18 Kg e con distanza massima di trasmissione e autonomia mediamente superiori rispetto ai droni di categoria inferiore; di media questi sistemi superano i 20 Kg di peso e il loro prezzo unitario può arrivare a superare i 15.000 dollari.
Stabiliti questi parametri, è necessario comprendere con quale grado di probabilità questi sistemi potrebbero essere impiegati per azioni illegali.

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Droni commerciali e profili di (in)sicurezza (I parte)

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