di Cristina Colombo e Michele Lippiello
Il contributo è un estratto dell’articolo pubblicato nel nr. 2 del 2023 della rivista scientifica “Geopolitica” accreditata per le Aree 11, 13 e 14 dall’Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della Ricerca (ANVUR)
Abstract: l’articolo affronta il tema del terrorismo cercando in primis di individuarne le caratteristiche salienti, per poi soffermarsi su una vicenda piuttosto lontana nel tempo e nello spazio: l’attività terroristica di Sendero Luminoso. Una storia purtroppo ancora attuale se si considerano gli effetti duraturi sulla popolazione peruviana e la metodologia di finanziamento utilizzata.
Il terrorismo è un fenomeno estremamente complesso che involge fattori economici, storici, politici, culturali, ideologici e religiosi. Ragion per cui non è facile definire lo stesso in modo univoco ed esaustivo[1].
Tuttavia, è possibile individuare delle caratteristiche generali e ricorrenti, quali:
- una violenza estrema, attuale o minacciata, finalizzata allo sconvolgimento degli assetti politici ed istituzionali e tale da ingenerare uno stato di panico e timore nella collettività creando, al contempo, una notevole sfiducia verso le istituzioni[2];
- una audience tipicamente, anche se non esclusivamente, vasta (la condotta, infatti, mira ad ottenere la massima risonanza possibile in ambito nazionale e/o internazionale);
- l’estraneità delle vittime, scelte per i loro rapporti con le istituzioni o per il solo fatto di essere membri della società.
Si tratta di un fenomeno sociologico, qualificabile come crimen ius gentium, che non deve essere confuso con quello affine della guerriglia. Spesso, però, i due fenomeni divengono indistinguibili come nel caso di Sendero Luminoso – di cui si parlerà nel prosieguo – in quanto le sue attività di terrore sono state, col tempo, supportate proprio dalla guerriglia.
Nel corso del tempo si è cercato di contrastare il terrorismo con una serie di provvedimenti e convenzioni a livello internazionale, di seguito riassunte in un breve excursus storico:
- 1937: Convenzione di Ginevra per la prevenzione e repressione del terrorismo (mai entrata in vigore) come risposta all’attentato in danno del re Alessandro di Jugoslavia e del ministro degli Esteri francesi Barthou;
- 1970 e 1971: Convenzioni dell’Aja e di Montreal promosse dalla Organizzazione internazionale per il traffico civile aereo in quanto le organizzazioni terroristiche incominciavano a sviluppare nuove forme di aggressione, tra cui la pirateria aerea;
- 1973 e 1979: Convenzioni di New York in risposta ai tentativi di sequestro di ostaggi diplomatici e civili da parte di terroristi;
- 1975: istituzione a Roma del c.d gruppo TREVI (Terrorismo, Radicalismo, Eversione, Violenza Internazionale) come forma di cooperazione tra Stati per la lotta al terrorismo;
- 1976: nascita del gruppo di lavoro TREVI 1 (lotta al terrorismo) e TREVI 2 (cooperazione di polizia per le questioni di ordine pubblico);
- 1985: nascita del gruppo di lavoro TREVI 3 per la cooperazione in materia di lotta al traffico di stupefacenti e alla criminalità organizzata grazie al quale viene creata un’agenzia per lo scambio di informazioni sul traffico illecito di droga (EIDU) ed avviata la formazione negli anni ’90 dell’ufficio di polizia europeo (EUROPOL);
- 1988: Convenzione di Roma;
- 1992: Trattato di Maastricht e nascita della Comunità Europea (CE);
- 1995: Convenzione siglata a Bruxelles che istituisce l’EUROPOL per sviluppare la cooperazione di polizia attraverso la prevenzione e la lotta al crimine organizzato mediante la raccolta, la conservazione, l’elaborazione e lo scambio di informazioni (ivi comprese quelle finanziarie sospette) e l’EUROJUST per la coordinazione delle indagini legate alla criminalità organizzata;
- 1997: Convenzione per la repressione degli attentati terroristici mediante l’uso di esplosivi;
- 1999: Convenzione per la repressione del finanziamento del terrorismo[3].
Successivamente, sempre in materia di lotta al terrorismo, sono seguite Raccomandazioni internazionali (40 nel 2012), Risoluzioni (n. 1988/2011, n. 2083/2012, n. 2170/2014, n. 2199/2015) e Decisioni (2002/475/GAI, 2008/919/GAI).
In ambito nazionale, invece, deve menzionarsi la Legge n. 431/2001 che ha istituito il Comitato di Sicurezza Finanziaria (CSF) e la Legge n. 438/2001, che ha modificato l’art. 270 bis c.p., includendo il terrorismo internazionale nella fattispecie penale dell’associazione con finalità di terrorismo rimodulando condotte sanzionate con altre fattispecie, tra cui il finanziamento delle organizzazioni terroristiche.
In tale quadro di interventi normativi volti a prevenire e reprimere il fenomeno del terrorismo non può non menzionarsi il c.d. “metodo Dalla Chiesa”[4], un metodo di indagine strutturato in due fasi: quella analitica e quella operativa.
In particolare, nella fase di analisi, propedeutica all’attività di indagine, l’investigatore deve elaborare una visione concreta della realtà sociale criminale e/o terroristica in maniera asettica e senza preconcetti valutando:
- il modus vivendi dell’attenzionato, mediante ricostruzione della rete relazionale, sia criminale che non, del sodalizio di appartenenza da aggredire;
- modus operandi delinquenziale di ciascun componente nell’ambito del gruppo criminoso;
- modus communicandi ossia le modalità con le quali il gruppo comunica, ad esempio incontri/riunioni in luoghi ben precisi, lettere, telefono ma anche social network, con particolare riferimento al linguaggio utilizzato;
- modus cogitandi, vale a dire la comprensione della mentalità delittuosa al fine di poterla contrastare efficacemente.
Entrambe le fasi presuppongono una scrupolosa selezione del personale, dotato di specifiche attitudini investigative, lealtà nei riguardi del responsabile, disponibilità alla mobilità sul territorio nazionale ed internazionale, massima segretezza sull’operato e propensione allo studio analitico.
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Ciò premesso, una particolare e interessante testimonianza del fenomeno terroristico, caratterizzato sempre più da una commistione tra violazione dei diritti umani, corruzione, economia criminale, politica nazionale e internazionale e narcotraffico, è rappresentata dal gruppo rivoluzionario peruviano Sendero Luminoso.
Fondato nel 1969 da Abimael Guzman, detto “presidente Gonzalo”, nella città di Ayacuho, una delle più remote e povere del Perù meridionale, il gruppo, nasce dalla scissione del partito comunista peruviano e diffonde la propria ideologia[5] (basata sugli antichi valori dell’Impero Inca) tra la popolazione e gli studenti universitari iniziando una lotta contro la disuguaglianza e la povertà, facendo nuovi proseliti tra le fasce più scontente della popolazione approfittando delle precarie condizioni politiche ed economiche del Paese, dovute all’iperinflazione ed alla svalutazione monetaria.[6]
Pochi anni dopo, nel 1973, Sendero Luminoso decide di uscire dall’ambiente universitario creando il Movimiento Clasista Terreno del Burgo, el Movimiento Feminino Popular, el Movimiento de Obreos y Trabajadores Clasistas (MOTC), el Movimiento de Campesinos Probes[7] trasformandosi sempre più in un progetto integralista ed in una vera e propria setta: Abimael Guzman è il leader massimo ed indiscusso[8], “figlio prediletto del partito”[9], autodefinendosi “un essere quasi divino, con un intelletto puro che non viene colpito dalle passioni umane” e non ammette critiche[10]. Essere senderista implica rinunciare a tutto, astenersi dalla propria individualità ed accettare la sottomissione assoluta alla dottrina e alla gerarchia. I militanti sono convinti della loro superiorità morale ed intellettuale e non ammettono la possibilità di mettere in dubbio quello in cui credono.
Sendero Luminoso si militarizza sempre più ed i suoi militanti vengono incitati ad uccidere e ad essere disposti a morire per la rivoluzione: la lotta armata rappresenta la via per la purificazione e la rinascita borghese[11]. Le vittime sono rappresentanti delle istituzioni statali, i contadini più ricchi, i commercianti, le forze dell’ordine e chiunque si opponga al progetto totalitario dell’organizzazione.
L’azione terroristica di Sendero Luminoso ha insanguinato il Perù per vent’anni[12]. Il flusso migratorio dalle campagne – principali scenari della violenza – alle città, già iniziato negli anni quaranta a causa del fallimento della riforma agraria realizzata dal regime militare, si trasforma in una migrazione di massa. I desplazados – Internal displacement People furono vittime di spostamenti forzati e di una vera e propria discriminazione etnica. Al termine del conflitto, gran parte di loro decise di rimanere nelle città rifugio – come Lima, Huancayo, Ica, Abancay e Huamanga, Nazca, Chincha, Huanta, Tambo – perché scoraggiati dalla mancanza di mezzi per la ricostruzione e per il timore di ritorsioni da parte dei guerriglieri o dell’esercito. Per chi rientrava nelle località di origine, invece, l’appoggio avvenne grazie a programmi ufficiali[13] (gli asentamientos poblacionales), cui parteciparono anche la Chiesa ed alcune Organizzazioni non governative (Ong) al fine di garantire modalità minime di sopravvivenza e organizzazione sociale sul territorio[14].
Il fenomeno dei rifugiati interni si sovrapponeva a quella dei diritti internazionalmente riconosciuti alle popolazioni indigene. Un “trasferimento forzato” che, secondo lo Statuto della Corte penale Internazionale e la Comisión por la Verdad y Reconciliatión, costituì un crimine contro l’umanità e un crimine di guerra a causa della deportazione di persone civili e della violenza di genere contro le donne. Solo nel dicembre del 1982 il governo Fernando Belaunde Terry dichiarò lo stato di emergenza e inviò contingenti militari nelle zone interessate; tuttavia, anche i militari si resero responsabili di ripetute violazioni dei diritti della persona al punto che le comunità contadine si organizzarono in Comitati di autodifesa.
Il lavoro della Commissione peruviana per la verità e la riconciliazione ha evidenziato che il problema del desplazamiento in Perù non è scomparso con la fine del conflitto[15]. Le comunità indigene risultavano impossibilitate ad esercitare i propri diritti civili e politici per la mancanza dei documenti di nascita ed elettorali, oltre che dei titoli che dimostrassero il possesso dei terreni da cui le persone erano state spodestate.
Per comprendere appieno l’escalation del terrore, occorre analizzare la lotta di Sendero Luminoso suddividendola in quattro fasi:
- la fine degli anni ’70, anno in cui il gruppo iniziò la sua rivolta contro la Stato[16], e le prime violenze fino al 1982;
- il massacro di Lacanamarca del 1983 in danno delle popolazioni contadine;
- la violenza a partire dal 1984 all’indomani della scoperta della prima fossa comune nella città di Huanta, fino alla cattura di Abimael Guzman nel 1992.
In tale ultima fase, il governo peruviano, presieduto da Alan Garcia, tentò di organizzare un tavolo di trattative ma Sendero Luminoso replicò con l’uccisione di Luis Cajahuana, deputato del partito socialdemocratico che cercava di dialogare.
Nel 1986, al XVII Congresso Internazionale Socialista di Lima, i prigionieri senderisti indissero uno sciopero generale. Il governo Garcia non riuscì a superare la crisi politica e nelle elezioni del 1990 fu eletto Fujimori: fu l’inizio di una campagna criminale contro l’opposizione politica. Tuttavia, nel 1995 lo stesso Fujimori promulgò la Legge di Amnistia in favore di militari, politici e civili soggetti ad investigazioni e processi per i fatti riguardanti gli anni del terrorismo negando giustizia alle vittime in spregio dei principi di diritto.
Da ultimo, nel 2005, si attribuirono a frazioni residue di Sendero Luminoso nuovi attentati che spinsero il governo a ripristinare lo stato di emergenza con attribuzione dei poteri di polizia all’esercito.
Oggi parlare di Sendero Luminoso significa considerare anche il narcotraffico i cui ricavi vengono utilizzati per finanziare ciò che rimane dell’organizzazione: nella valle della droga (il VRAEM , valle dei fiumi Apurimac, Ene e Mantaro tra le regioni di Cusco ed Ayacucho), Sendero Luminoso pone una tassa sulle spedizioni di cocaina avvalendosi in queste attività illecite persino dei bambini. Una condotta che, unitamente al traffico di armi, mira a destabilizzare le istituzioni e la società[17].
Sendero Luminoso testimonia la complessità del fenomeno del terrorismo comprendendo problematiche politiche, sociali ed economiche di uno specifico territorio per diffondersi alle zone limitrofe a quelle della rivolta con ripercussioni su scala globale. Pertanto, per affrontare e sconfiggere il fenomeno occorrerà adottare misure che tolgano il sostegno popolare ed economico all’organizzazione unitamente ad azioni diplomatiche. Per fronteggiare il terrorismo, oggi, è necessario contrastare anche il suo mezzo di finanziamento, ossia il narcotraffico.
[1] La Convenzione per la prevenzione e la repressione del terrorismo adottata a Ginevra il 16 novembre 1937, mai entrata in vigore, definiva il terrorismo come “quei fatti criminali diretti contro uno Stato, il cui scopo o la cui natura è provocare il terrore presso persone determinate, gruppi di persone o presso la collettività”.
[2] U. Conti, Elementi per una sociologia del terrorismo, Rubettino, Soveria Mannelli, 2017.
[3] M. Savino, La disciplina italiana della lotta al finanziamento del terrorismo, in Giornale di diritto amministrativo, 2008 fasc. 5, p. 497; M.J. Fontanella, Terrorismo internazionale e ordinamento italiano dopo l’11 settembre 2001, in IUSTITIA, 2007, fasc. 2, p. 143; P. Gallo, Il dopo 11 settembre: un nuovo concetto giuridico di “pericolo”. Tra libertà individuale ed esigenze di tutela della sicurezza collettiva, in JUS, 2007 fasc. 2-3, p.427.
[4] E. Chiari, Metodo Dalla Chiesa, dal nucleo investigativo alla cattura di Matteo Messina Denaro, in Famiglia Cristiana.it, 1, gennaio, 2023.
[5] C.I. Degregori, El surgimiento de Sendero Luminoso 1967-1979, Instituto de Estudios Peruanos, Ayacucho, Lima, 1990.
[6] Louise Richardson, The Roots of Terrorism, Routledge, New York, 2006, 12. L’autrice ritiene che l’instabilità politica ed economica possa creare lo sviluppo ideale per le organizzazioni terroristiche a causa della lotta sociale e l’apparato volatile del governo.
[7] Movimento Classista Terreno del Borgo, il Movimento Femminile Popolare, il Movimento di Operai e Lavoratori Classisti (MOTC), il Movimento dei Contadini Poveri.
[8] J. Comas, La cuarta espada del Marxismo, El Pais, International, 1992.
[9] Dichiarazione di Abimael Guzman, Megaproceso judicial, Base Naval de Callao, 2003.
[10] D. Scott Palmer, The Shining Path of Perù, NA, 1994.
[11] C.I. Degregori, How Difficult It Is to Be God: Shining Path’s Politics of War in Perù, 1980-1999.
[12] L.G. Calò Carducci, Il Perù nella storia e nella storiografia, Bulzoni ed., Roa, 2013.
[13] Mesa nacional sobre el desplazamiento, Balance del proceso de desplazamiento por violencia política en el Perù (1980-1997), in “Amérique Latine. Histoire ed mémoire”, 5, 2002, (Migrations dans les Andes – Chili et Peru), in alhem.revues.org.
[14] J. Escobedo Rivera, Desplobación y Desplobamiento en Áreas de Violencia Política. Perù 1989-2000, in Mobilidade interna de população na America Latina. Especificidades regionais, in www.abep.org; C.A. Youngers, La promoción de los derechos humanos. Las ONG y el Estado in Perù, in J. Crabtrere, p. 163. Anche le associazioni di donne hanno svolto un ruolo importante per affrontare l’emergenza, nel collegamento con gli enti e le istituzioni, specificatamente con l’appoggio della Coordinadora nacional de los derechos humanos, la rete che riuniva tutte le organizzazioni peruviane di difese dei diritti umani, delle Mesas regionales sobre l desplazamiento, delle Vicarías de solidaridad della Chiesa Cattolica, in www.allpa.org.pe
[15] Perù: new IDP law and proposed compensation programmes raise hopes for the displaced, 24 giugno 2004, in idpproject.org.
[16] L. Arce Borja, Guerra popular en el Perù: El pensamiento Gonzalo, Brussels, p. 93.
[17] M. R. Pardo, Narcoterrorismo Hispano: ETA, drogas y guerrilla latino americana, Instituto Universitario sobre Seguridad Interior, UNED-Guardia Civil.