INDAGINI DI POLIZIA SCIENTIFICA NELLE AZIONI DI CONTRASTO AL TRAFFICO ILLECITO DI VEICOLI

di Pasquale Luca Iafelice e Gianpaolo Zambonini

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Un fenomeno in calo ma che caratterizza ancora il panorama criminale del nostro Paese, complicato dall’apertura delle frontiere e dalle sempre più evolute tecniche utilizzate dalle organizzazioni dedite allo scopo, il traffico di veicoli rubati resta uno degli indici più diffusi per misurare l’efficacia delle azioni di polizia. La pronta risposta nell’attività di prevenzione è oggi accompagnata da efficienti indagini di polizia giudiziaria che, grazie all’utilizzo delle più recenti tecnologie forensi, trovano rinnovata efficacia in un campo dove l’identificazione, anche di un solo veicolo, permette a volte di ricostruire i loschi traffici ed individuare la responsabilità di intere organizzazioni criminali.

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1.    Premessa: “guardie” contro ladri nell’era tecnologica
L’evoluzione della tecnica e la facilità di reperimento ed acquisto sul mercato di strumenti, anche di livello avanzato, a costo più o meno contenuto hanno determinato un incremento esponenziale nell’efficacia delle azioni di polizia volte al contrasto dei cosiddetti reati predatori. Tra questi, in particolare, il furto di veicoli ha subito negli ultimi anni pesanti interventi di ridimensionamento per la presenza di sistemi di videosorveglianza a diffusione capillare, di moderne tecnologie di cui sono stati dotati gli automezzi di polizia in servizio di controllo su strade ed autostrade, nonché ad opera di interventi legislativi, a livello nazionale e comunitario, volti alla condivisione di banche dati con il fine di incrementare la “tracciabilità” dei veicoli in circolazione.

Ad esempio, nel dicembre dello scorso anno il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno e la Direzione Generale per la Motorizzazione hanno siglato un protocollo d’intesa riguardante le nuove “immatricolazioni” di veicoli provenienti dall’estero attraverso canali non ufficiali di importazione, con il fine di realizzare uno scambio informativo e una condivisione dei dati a contrasto delle organizzazioni criminali dedite al traffico illecito internazionale di autoveicoli. Ma nonostante i numerosi sforzi, il furto di veicoli a motore resta uno di quei fenomeni che producono maggiore allarme sociale e che, sebbene con minore intensità rispetto al passato, colloca il nostro Paese ancora tra i primi bacini a livello europeo. Deve considerarsi infatti che, parimenti, anche le organizzazioni criminali hanno adeguato i loro strumenti tecnologici per continuare ad operare proficuamente.
Con rare eccezioni, il traffico illecito di veicoli viene messo a punto da un’intera organizzazione criminale dedita alla scopo e in genere ad ogni fase corrisponde una persona o gruppo di persone che effettuano l’attività illecita in riferimento costante con un responsabile dell’organizzazione. Schematicamente, il “flusso di lavoro” criminale può essere ricondotto alle seguenti fasi:

  1. approvvigionamento del veicolo;
  2. ricovero o deposito del veicolo rubato;
  3. trasformazione o camuffamento del veicolo;
  4. falsificazione della documentazione;
  5. (eventuale) trasferimento all’estero;
  6. (re)immatricolazione del veicolo, con la cd. “ripulitura dei documenti”;
  7. commercializzazione.

Già l’attuazione della prima fase richiede in genere grandi conoscenze tecniche e la disponibilità di moderne tecnologie per aggirare i sempre più sofisticati sistemi di allarme installati sulle automobili, specialmente su quelle di maggior valore commerciale, ma la maggiore criticità è riscontrata nella terza fase dove veri e propri professionisti con conoscenze di meccanica, elettronica e metallurgia saranno responsabili del camuffamento del veicolo, in particolare, attraverso varie e sempre più sofisticate tecniche di alterazione/contraffazione dei dati di identificazione.

Successivamente, al fine di realizzare l’obiettivo di una nuova immatricolazione o dell’esportazione del veicolo all’estero, l’organizzazione criminale avrà necessità di disporre di falsa documentazione: carte di circolazione, targhe ed altre certificazioni opportunamente contraffatte. Solitamente questa fase è gestita da organizzazioni criminali indipendenti e specializzate proprio nella contraffazione o alterazione di ogni tipo di documento o certificazione. Il risultato finale sarà quello di un veicolo difficilmente riconoscibile attraverso una semplice ricognizione esterna e in grado di aggirare il monitoraggio di controllo effettuato anche attraverso sistemi di videosorveglianza “intelligenti”, coadiuvati da software per la rilevazione automatica di targhe. Parimenti, sarà sempre difficile se non impossibile l’identificazione dello stesso veicolo durante un controllo di polizia, eccetto nei casi in cui la contraffazione degli elementi identificativi sia stata eseguita in modo grossolano.
Ma, nell’ipotesi di reato, un’attenta analisi tecnica, eseguita con l’ausilio delle opportune tecnologie, sarà sempre in grado di smascherare l’azione criminale e di determinare la vera identità del veicolo, ripercorrendo a ritroso tutte le fasi delle azioni illecite perpetrate. Prima di avventuraci nei meandri delle tecniche analitiche, vediamo cosa si intende per “identità di un veicolo”.

2.    Dati di identificazione dei veicoli a motore: normativa vigente e caratteristiche tecniche
Durante la produzione dei veicoli a motore le case costruttrici inseriscono sulle componenti meccaniche opportune serie alfanumeriche al fine di realizzare codici di tracciabilità. Di questi, alcuni sono tassativamente previsti dalla Legge, mentre altri vengono utilizzati per indicare la posizione dell’elemento nell’ambito del ciclo di produzione anche al fine di renderne più facilmente individuabile il futuro ricambio. L’ art. 74 del C.d.S. prescrive:

La targhetta ed il numero di identificazione devono essere collocati in punti visibili, su una parte del veicolo che normalmente non sia suscettibile di sostituzione durante l’utilizzazione del veicolo stesso.

… continua si EDICOLeA

 


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Come abbiamo avuto modo di illustrare nella prima parte di questo lavoro, nonostante i numerosi aspetti critici la balistica comparativa sta progredendo nella direzione giusta e le innovazioni non mancano. Nel seguito presenteremo una panoramica delle nuove metodologie di analisi e delle innovative tecniche di imaging utilizzate o in corso di studio nell’ambito della balistica forense, analizzandone brevemente i punti di forza e di debolezza. Avremo modo di apprezzare così gli sforzi compiuti da ricercatori in tutto il mondo per la messa a punto di nuove tecniche analitiche e di osservare che, forse, non siamo poi tanto lontani dal raggiungimento dell’obbiettivo finale: una piena identificazione dell’arma da fuoco con un livello di certezza paragonabile a quello fornito dal profilo del DNA nell’identificazione di persone.
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