LA FAMIGLIA E LE NUOVE IDEOLOGIE COLONIZZATRICI

di Faustino De Gregorio

[vc_row] Nel suo viaggio del 2015 nelle Filippine, l’ultimo giorno Papa Francesco ha incontrato le famiglie nel Palazzo dello sport ‘Mall of Asia Arena’ di Manila. In questa occasione ha esortato a “stare attenti alle nuove ideologie colonizzatrici. Esistono colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia”.
Il Papa ha continuato ricordando che “i pesi che gravano sulla vita della famiglia oggi sono molti. Qui nelle Filippine, innumerevoli famiglie soffrono ancora le conseguenze dei disastri naturali. La situazione economica ha provocato la frammentazione delle famiglie con l’emigrazione e la ricerca di un impiego, inoltre problemi finanziari assillano molti focolari domestici. Mentre fin troppe persone vivono in estrema povertà, altri vengono catturati dal materialismo e da stili di vita che annullano la vita familiare e le più fondamentali esigenze della morale cristiana. Queste sono le ideologie colonizzatrici”. “Quando le famiglie mettono al mondo i bambini, li educano alla fede e ai sani valori e insegnano loro a contribuire al bene della società, diventano una benedizione per il mondo. Le famiglie possono diventare una benedizione per il mondo”.
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Inutile nasconderci sulla circostanza che quando si affrontano tematiche che hanno a motivo la famiglia, e noi siamo qui a testimoniarlo, si scatenano forti e serrati dibattitti che tendono soprattutto a sottolineare come il continuo ed incessante mutamento della società d’oggi inevitabilmente porta a fare i conti con nuove ideologie, che trasformano pensieri e fatti che fino a ieri si consideravano pacifici.

C’è da aggiungere, almeno per quanto concerne la realtà italiana, caratterizzata da una fortissima e radicata connotazione “cattolica”, come il tema famiglia fosse appannaggio della Chiesa pur considerando il sottile confine che corre tra religione e diritto dove l’opzione fideistica della stragrande maggioranza dei cittadini verso il sentimento cristiano non lascia indifferente l’universo giuridico attento a non svilire l’alta considerazione che proprio la Chiesa ha della famiglia soprattutto in una dimensione non solo sociale, ma anche etico / morale. Sicuramente è compito del giurista dare risposte concrete ad ogni forma che abbia ad incidere nel tessuto sociale avendo cura di assicurare a queste ‘nuove’ forme familiari una giusta collocazione all’interno dell’ordinamento e, onestamente, non mi pare si possa seriamente discutere sul punto pur di fronte, non possiamo tacerlo, alle scelte di campo messe in atto dalla Chiesa cattolica, allarmata da possibili riconoscimenti giuridici, operati dall’incessante lavoro legislativo, convinta che così facendo possa essere messa in discussione se non addirittura compromessa la concezione tradizionale che si è sempre avuta della famiglia.

Con questi distinguo, il nostro discorso muove dalla tradizionale concezione che si ha della famiglia che, per la cultura cattolico / cristiana, è la base fondante della società alla quale non può essere indifferente proprio il vincolo del coniugio. Non c’è dubbio che, storicamente, la posizione della Chiesa cattolica è stata di totale chiusura verso forme di convivenza che non fossero quelle codificate, intendendosi per tali l’unione tra un uomo ed una donna uniti dal vincolo sacramentale del matrimonio. Con l’avvento al soglio pontificio di Papa Bergoglio le questioni eticamente sensibili ricomprendono anche le ‘famiglie di fatto’ intendendole come ‘nuovi modelli di famiglia’ che la Chiesa non può anzi, deve, considerare. Non voglio disquisire sulla circostanza che l’ordinamento canonico non considera affatto la famiglia se non intesa sotto la voce ‘matrimonio’ perché entrambi i termini vengono da esso considerati presupposti e imprescindibilmente connessi l’uno all’altro e viceversa.

La famiglia è dunque, per la Chiesa, una società naturale, formata da un uomo ed una donna, uniti in matrimonio che, procreando, ricevono da Dio una specifica missione nella comunità cristiana, quella della educazione alla fede. Come è scritto alle pagine 5 – 13 del volume ‘Diritto canonico del matrimonio e della famiglia’ del 2007, (Carreras, Franceschi, Ortiz) «La famiglia, così come il matrimonio, come società primordiale naturale, preesiste allo Stato e al diritto, possiede un potere ed una giuridicità intrinseca, che esige unicamente il suo riconoscimento da parte della società (della cultura), non essendo bisognosa del ‘placet’ dello Stato, perché è ad esso anteriore».  Concetti e situazioni riproposti, poi, nel Concilio Vaticano II nel quale la famiglia diviene, prima di tutto, l’asse portante dell’attività pastorale, poiché in essa è conferita la base fondante della società caratterizzata dalla differenza sessuale, dalla fedeltà dei coniugi e proiettata verso la procreazione del genere. Non è stato forse detto che «Uomo e donna, uniti nel matrimonio, in virtù di questa alleanza coniugale non sono più due, ma una sola carne» (Mt. 19,6).

 

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