di Greta Corrao
Prima parte (nel numero precedente): “Dalla scuola del passato alla scuola attuale”.
Seconda parte (in questo numero): “Il docente nel ruolo di orientatore nel processo di apprendimento per tutto l’arco della vita”.
Il docente nel ruolo di “orientatore” nel processo di apprendimento per tutto l’arco della vita
Ci si interroga sul ruolo del docente in questo tipo di scuola e sulle modalità per trasformare la figura “tradizionale del docente” in quella di “orientatore” nel mondo della conoscenza e della vita stessa.
Alla dilatazione/implosione della “dimensione territoriale” si deve aggiungere la necessaria dilatazione temporale dei processi di apprendimento che non si esauriscono con il periodo strettamente legato alla frequenza scolastica, così come viene delineata all’interno dei concetti di longlife learning e longwide learning. Dilatazione che non può non incidere sul processo di scolarizzazione e che fa sorgere la domanda del come gestire il rapporto tra i saperi formali, quelli non formali e quelli informali nella presenza del percorso scolastico e nella prospettiva dell’apprendimento continuo per tutto l’arco della vita.
È opportuno precisare il significato dei cosiddetti “apprendimenti diffusi” poiché da tempo l’Europa è indirizzata ad attribuire agli apprendimenti non formali un ampio valore educativo e formativo in un quadro di educazione permanente.
Apprendimento formale è l’apprendimento erogato in un contesto organizzato e strutturato; l’apprendimento non formale è l’apprendimento erogato nell’ambito di attività pianificate, non specificamente concepite come apprendimento (in termini di obiettivi, di tempi o di sostegno all’apprendimento). L’apprendimento informale è quindi l’apprendimento risultante dalle attività della vita quotidiana legate al lavoro, alla famiglia e al tempo libero. In tale ottica, si assiste a quello che è stato definito un “ribaltamento mezzi-fini”: l’apprendimento ha come fine il possesso e lo sviluppo del sapere come valore in sé, e della capacità di un suo utilizzo consapevole per l’autorealizzazione personale e per perseguire quella chimera, forse, che è stata definita la saggezza. In quanto tale diviene anche risorsa per lo sviluppo economico e sociale.
Va evidenziata, inoltre, la centralità della motivazione intrinseca e del connesso superamento di una visione del processo di formazione orientato e valorizzato dalla sua utilità definita da una logica esterna, a priori. Ciò implica il riconoscimento da parte dei soggetti e dei contesti sociali e produttivi della rilevanza del valore d’uso della formazione e il suo non esaurimento nel valore di scambio. Altri nuclei concettuali rilevanti attengono al riconoscimento:
- della competenza a dare senso e ad attribuire significato, intesa come competenza a collocare sé stessi, i fatti, il mondo nella prospettiva in cui sono inseriti partendo dalla dimensione strategica del linguaggio e degli artefatti culturali, intesi come mediatori del rapporto tra apprendere e significare;
- della capacità di apprendere ad apprendere, intesa come competenza strategica, cioè la condizione per promuovere apprendimenti lifelong significativi sul piano cognitivo, affettivo e relazionale. Competenza strategica in quanto sistema di conoscenze e di processi che consente agli individui di produrre la gestione autonoma (formazione e sviluppo) del proprio sapere e più in generale di rendere possibile il loro agire sociale;
- dell’importanza dell’orientamento, dell’empowerment, delle competenze cosiddette trasversali, quali la consapevolezza di sé, l’autoefficacia e la capacità di scelta, e della competenza strategica per il lifelong learning, come dimensioni fondative non solo dei processi di autorealizzazione, ma anche per l‘assolvimento dei compiti di ruolo, sociali e professionali;
- della rilevanza delle biografie degli individui e delle loro relazioni con gli altri individui in un contesto sociale specifico, quali risorse specifiche per la formazione ;
- del presupposto che la formazione è sempre nel contesto, ma non si esaurisce nella dimensione organizzativa come fondante del suo valore, poiché il soggetto in quanto educabile si può trasformare e in quanto attivo può produrre cambiamenti che oltrepassano la logica propria delle organizzazioni e dei contesti, trasformandoli;
- dell’assunto secondo il quale per consentire agli individui di affrontare la modernità/complessità, in assenza delle certezze della razionalità classica e delle regolarità relative del passato, diviene necessario sviluppare la razionalità-riflessiva e non solamente quella funzionale e tecnica.
Tali approcci nascono proprio là dove c’è più bisogno di considerare il soggetto al centro del processo formativo e contemporaneamente possono esprimere, in particolare per gli adulti, un’esperienza non solo di acquisizione di nuove strategie di apprendimento ma anche una forma di riprogettazione personale o di scoperta di motivazioni tacite.
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