di Elena Bassoli
Decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33
Con il decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, entrato in vigore il 20 aprile 2013, in attuazione della delega conferita al Governo dall’art.1, comma 35, Legge 190/2012, il legislatore ha provveduto al riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni.
1) Premessa
Con il decreto legislativo n. 33 del marzo scorso(1) si è provveduto a dare attuazione ad alcune disposizioni della legge 190 del 2012 (Legge anticorruzione), introducendo alcune novità quali: il diritto di accesso civico, il principio della totale accessibilità delle informazioni, l’obbligo di pubblicità per alcuni atti, dati e situazioni patrimoniali, la creazione sui siti istituzionali di una apposita sezione, denominata “Amministrazione trasparente” e la relativa organizzazione(2). Per raggiungere tali finalità, ogni amministrazione, sulla base delle linee guida elaborate dalla Commissione indipendente per la valutazione, l’integrità e la trasparenza (CIVIT) è tenuta ad adottare un Programma triennale per la trasparenza e l’integrità da aggiornare annualmente, facente parte del Piano di prevenzione della corruzione, che dovrà indicare le modalità di attuazione degli obblighi di trasparenza e gli obiettivi collegati con il piano della performance.
Peraltro tale materia, sulla base delle prescrizioni di cui all’articolo 117 della Costituzione, nel testo modificato dalla riforma del titolo V, è compresa tra le materie riservate alla competenza legislativa esclusiva dello Stato, e pertanto le amministrazioni regionali e locali sono tenute a darvi applicazione e possono esclusivamente ampliare le forme di pubblicità, ma non possono in nessun caso incidere in modo limitativo sulle informazioni da pubblicare. Tale scelta di politica legislativa si basa sull’assunto per cui la trasparenza deve essere considerato come lo strumento per eccellenza volto ad assicurare i valori costituzionali dell’imparzialità e del buon andamento delle pubbliche amministrazioni, così come sanciti dall’art. 97 Cost., a favorire il controllo sociale o diffuso sull’azione pubblica, a migliorare la qualità dell’attività amministrativa, a promuovere la cultura della legalità e a prevenire fenomeni di corruzione. Su tale punto si segnala il nuovissimo “Codice di comportamento dei dipendenti pubblici” (Dpr 16 aprile 2013 n. 62 ), la cui data di entrata in vigore è stata fissata al 19 giugno 2013 che completa la normativa anticorruzione nelle pubbliche
amministrazioni, prevista dalla legge 190/2012 sulla base delle indicazioni fornite dall’OCSE in tema di integrità ed etica pubblica. Tale codice indica i doveri di comportamento dei dipendenti delle PA, tra i quali i doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta,e prevede che la loro violazione sia fonte di responsabilità disciplinare.
2) Finalità del d. lgs. 33/2013
Scopo del provvedimento è quindi riordinare, in un unico corpus normativo, le diverse, e spesso incoerenti, disposizioni vigenti in materia di obblighi di informazione, trasparenza e pubblicità da parte delle pubbliche amministrazioni, garantendone così una maggiore fruibilità. Deve peraltro darsi atto che l’opera di semplificazione mira non soltanto a individuare e integrare le disposizioni vigenti ma incide profondamente sull’odierno tessuto normativo e in particolare sulla L. 190/2012. La maggiore innovazione riguarda la previsione di un sistema sanzionatorio per il mancato, ritardato o inesatto adempimento degli obblighi di pubblicazione. Ed infatti l’art. 11 del d. lgs. 150/2009 prevedeva già il concetto di trasparenza intesa come “accessibilità totale anche attraverso lo strumento della pubblicazione sui siti istituzionali delle amministrazioni pubbliche, delle informazioni concernenti ogni aspetto dell’organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all’utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati dell’attività di misurazione e valutazione svolta dagli organi competenti, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità”.
3) Contenuti del provvedimento
I capisaldi della nuova disciplina possono essere così riassunti(3).
…continua su EDICOLeA
Altri articoli di Elena Bassoli
di Elena Bassoli (N. II_MMXXI)
Commissione Europea - Comunicazione del 21 aprile 2021. Di fronte al rapido sviluppo tecnologico dell'IA e a un contesto politico globale in cui sempre più paesi stanno investendo massicciamente nell'IA, l'Unione Europea intende agire per sfruttare le numerose opportunità e affrontare le relative sfide. Per promuovere lo sviluppo e affrontare i rischi potenziali elevati che comporta per la sicurezza e per i diritti fondamentali, la Commissione Europea ha presentato sia una proposta per un quadro normativo sia un piano coordinato rivisto sull'IA.
di Elena Bassoli (N. IV_MMXX)
Corte di Cassazione, Sezione II Penale, sentenza n. 29362 del 22 luglio 2020 e pubblicato il 22 ottobre 2020. La difesa eccepisce che le conversazioni ambientali acquisite sarebbero inutilizzabili in quanto la relativa captazione è stata resa possibile tramite rete wi-fi estera (sita in Canada), rilevando che atteso che le conversazioni in questione (estero su estero) non transitavano attraverso nodi telefonici italiani ma si svolgevano esclusivamente tramite ponte telefonico canadese, la mancanza di rogatoria aveva determinato l’inutilizzabilità dei risultati dell’attività d’indagine per violazione dell’art. 729 cod. proc. pen. I giudici della Corte hanno invece rilevato che la registrazione della conversazioni tramite wi-fi sito in Canada abbia costituito una fase intermedia di una più ampia attività di captazione iniziata nella sua fase iniziale e conclusiva sul territorio italiano.
di Elena Bassoli (N. III_MMXX)
Nella sentenza C-311/18 - Data Protection Commissioner/Facebook Ireland Ltd e Maximillian Schrems, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha esaminato la validità della decisione n. 2010/87/CE della Commissione europea sulle CCS (“Clausole contrattuali tipo”) e ne ha ritenuto la validità. La validità di tale decisione discende dalla palmare constatazione che le clausole tipo di protezione dei dati non sono vincolanti per le autorità del Paese terzo verso il quale i dati possono essere trasferiti, avendo esse natura contrattuale. Tale validità, ha aggiunto la Corte, dipende dall’esistenza all’interno della decisione 2010/87/CE di meccanismi efficaci che consentano, in pratica, di garantire il rispetto di un livello di protezione sostanzialmente equivalente a quello garantito dal GDPR all’interno dell’Unione europea, e che prevedano la sospensione o il divieto dei trasferimenti di dati personali ai sensi di tali clausole in caso di violazione delle clausole stesse o in caso risulti impossibile garantirne l’osservanza. A tale riguardo, la Corte rileva, in particolare, che la decisione 2010/87/CE impone al mittente e al destinatario dei dati l’obbligo di verificare, prima di qualsiasi trasferimento, alla luce delle circostanze del trasferimento stesso, se tale livello di protezione sia rispettato nel Paese terzo in questione (sulla sentenza in Commento si è espresso l’EDPB, adottate il 23 luglio 2020 e tradotte dal Garante per la protezione dei dati personali).
di Elena Bassoli (N. II_MMXX)
Tutti i cittadini maggiorenni e residenti in Italia potranno partecipare alla lotteria dei corrispettivi o degli scontrini, effettuando un acquisto di importo pari o superiore a 1 euro ed esibendo il loro codice lotteria. Per ottenere il codice lotteria occorre inserire il proprio codice fiscale nell’area pubblica del “portale lotteria”. Una volta generato, il codice potrà essere stampato su carta o salvato su dispositivo mobile (telefoni cellulari, smartphone, tablet, ecc.) e mostrato all’esercente. L’articolo 141 del Decreto Legge n. 34 del 19 maggio 2020 (Decreto rilancio) ha modificato la data di avvio della lotteria degli scontrini, spostandola al 1° gennaio 2021.
di Elena Bassoli (N. I_MMXX)
Il Garante privacy con provvedimento del 15 gennaio 2020 ha sanzionato TIM per oltre 27 milioni di euro per la rilevata illiceità del trattamento dei dati dei propri clienti sotto vari profili: per aver contattato clienti che avevano già espresso il “diniego” nonché quelli presenti in black list; per aver profilato numerazioni relative a soggetti “referenziati” in assenza di un idoneo consenso; per aver raccolto le informazioni mediante le applicazioni “My TIM”, “TIM Personal” e “TIM Smart Kid” in assenza di un idoneo consenso; per aver raccolto dati mediante i moduli di autocertificazione del possesso di linea prepagata in assenza di un idoneo consenso. Il trattamento dei dati personali effettuato da TIM risulta ancor più grave se si considera che la medesima Società è stata già destinataria anche in tempi recenti (2016 e 2017) di vari provvedimenti inibitori, prescrittivi e sanzionatori proprio con riguardo alla stessa tipologia di violazioni.
di Elena Bassoli (N. IV_MMXIX)
Corte di Giustizia Europea - Sentenza del 24 settembre 2019 - Causa C 507/17. Il gestore di un motore di ricerca, nel dare seguito a una richiesta di cancellazione, non è tenuto ad eseguire tale operazione su tutti i nomi di dominio del suo motore, talché i link controversi non appaiano più indipendentemente dal luogo dal quale viene effettuata la ricerca avviata sul nome del richiedente. Il gestore di un motore di ricerca è tenuto a sopprimere i link controversi che appaiono in esito a una ricerca effettuata, a partire dal nome del richiedente, da un luogo situato all’interno dell’Unione europea. In tale contesto, detto gestore è tenuto ad adottare tutte le misure a sua disposizione per garantire una cancellazione efficace e completa. Ciò include, in particolare, la tecnica detta del «blocco geografico» da un indirizzo IP che si ritiene localizzato in uno degli Stati membri assoggettato alla direttiva 95/46, e ciò indipendentemente dal nome di dominio utilizzato dall’utente di Internet che effettua la ricerca.
di Elena Bassoli (N. III_MMXIX)
Legge 19 giugno 2019, n. 56. La Legge 19 giugno 2019, n. 56 recante "Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo", prevede l'istituzione del “Nucleo della concretezza”, norme di contrasto all’assenteismo con l’introduzione di sistemi di verifica biometrica dell’identità e di videosorveglianza per gli accessi, procedure per accelerare il ricambio generazionale delle Pubbliche Amministrazioni.
di Elena Bassoli (N. I_MMXIX)
Corte di Cassazione, Sezione V Penale, sentenza n.2905 del 2 ottobre 2018 e depositata il 22 gennaio 2019. Corte di Cassazione, Sezione V Penale, sentenza n.2942 dell'8 novembre 2018 e depositata il 22 gennaio 2019. Le due sentenze nn. 2905 e 2942 del gennaio 2019 della Suprema Corte di Cassazione ribadiscono che il reato di accesso abusivo a sistema informatico o telematico di cui all’art. 615-ter del codice penale si configura non solo quando il colpevole violi le misure di sicurezza poste a presidio del sistema informatico o telematico altrui, ma anche quando, pur inizialmente legittimato all’accesso da colui che aveva il diritto di ammetterlo o escluderlo, vi si mantenga per finalità differenti da quelle per le quali era stato inizialmente facoltizzato all’accesso.
di Elena Bassoli (N. IV_MMXVIII)
Corte di Cassazione, Sezione I Civile, sentenza n. 17485 del 21 marzo 2018 e depositata il 4 luglio 2018. La tutela della privacy non può escludere l’applicazione del metodo dell’«accertamento sintetico», ovvero la determinazione del reddito del contribuente sulla base delle spese sostenute nell’anno fiscale, che trova il suo fondamento nell’art. 38, commi 4 e 5, del d.P.R. n. 600/1973, nel contesto della potestà impositiva dell’Amministrazione che si fonda sull’art. 53 Cost. e nell’attività di accertamento e di raccolta di dati attuata presso l’Anagrafe tributaria.
di Elena Bassoli (N. I_MMXVIII)
Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL) - Decisione n. MED-2017-075 del 27.11.2017. Con la decisione n. MED-2017-075 del 27 novembre 2017, la Cnil, l’equivalente francese del nostro Garante della privacy, ha emanato un preavviso di sanzione amministrativa a Facebook per il servizio di messaggistica Whatsapp, dalla stessa gestito. Whatsapp è presente sul mercato della messaggistica mondiale dal 2009, e nel 2014 è stata acquistata da Facebook. Di tale accordo Whatsapp ha reso noti i contenuti all’utenza, aggiornando le condizioni d’uso e la privacy policy, solo nell’agosto del 2016. In applicazione della decisione n. 2016-295 C del 14 ottobre 2016 del Presidente della Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL), una sua delegazione ha effettuato tre controlli online, rispettivamente il 4 e il 9 novembre 2016 ed il 23 ottobre 2017 al fine di verificare l’osservanza della legge del 6 gennaio 1978 modificata relativa a dati, file e libertà. Un’udienza di WhatsApp si è svolta nei locali della CNIL il 14 giugno 2017.
di Elena Bassoli (N. IV_MMXVII)
Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, Sentenza n. 17531 del 22 marzo 2017 e depositata il 14 luglio 2017. La Corte ha rigettato il ricorso della Società che denunciava la violazione o la falsa applicazione dell’art. 4 L. n. 300/1970, lamentando che la sentenza impugnata ha ritenuto che il meccanismo del badge (a radio frequenza), che si limita a leggere le informazioni contenute nella tessera dei dipendenti, costituisse un illegittimo strumento di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori.
di Elena Bassoli (N. III_MMXVII)
Legge 29 maggio 2017, n. 71. Pubblicato in GU Serie Generale n.127 del 03-06-2017 la Legge 29 maggio 2017 n. 71 recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo” in vigore dal 18 giugno 2017. Il provvedimento intende contrastare il fenomeno in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti.
di Elena Bassoli (N. II_MMXVII)
Investigatory Powers Act 2016. È entrato in vigore il 30 dicembre 2016, avente l’obiettivo di ampliare i poteri della British Intelligence Community a discapito della tutela dei dati personali dei cittadini. Nuovi poteri particolarmente invasivi simili ad un controllo di massa, in aperto contrasto con il nuovo Regolamento privacy europeo n. 679/2016.
di Elena Bassoli (N. I_MMXVII)
Decreto Legislativo del 25 maggio 2016, n. 97 (GU Serie Generale n.132 del 8-6-2016). Il 23 giugno 2016 è entrato in vigore il Freedom Of Information Act che rende libero e gratuito l’accesso all’informazione pubblica e agli atti della P.A. Tutti i cittadini avranno la possibilità di richiedere documenti e atti della Pubblicazione Amministrazione. Fanno eccezione le documentazioni considerate sensibili, secondo uno specifico iter per il quale verrà comunque data risposta ai cittadini che ne faranno richiesta.
di Elena Bassoli (N. IV_MMXVI)
Decreto Legislativo del 25 maggio 2016, n. 97 (GU Serie Generale n.132 del 8-6-2016) Il 23 giugno 2016 è entrato in vigore il Freedom Of Information Act che rende libero e gratuito l’accesso all’informazione pubblica e agli atti della P.A. Tutti i cittadini avranno la possibilità di richiedere documenti e atti della Pubblicazione Amministrazione. Fanno eccezione le documentazioni considerate sensibili, secondo uno specifico iter per il quale verrà comunque data risposta ai cittadini che ne faranno richiesta.
di Elena Bassoli (N. III_MMXVI)
Garante della Privacy - Provvedimento dell’11 febbraio 2016. Facebook dovrà comunicare ad un proprio utente tutti i dati che lo riguardano anche quelli inseriti e condivisi da un falso account, il cosiddetto fake, e dovrà bloccare il fake ai fini di un’eventuale intervento da parte della magistratura. Il Garante ha accolto il ricorso di un iscritto a Facebook che si era rivolto all’Autorità dopo aver interpellato il social network ed aver ricevuto una risposta ritenuta insoddisfacente.
di Elena Bassoli (N. II_MMXVI)
Regolamento 2016/679 e Direttiva 2016/680 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016. Dopo un iter durato quattro anni il 4 maggio 2016 sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (GUUE) i testi del cd. “Pacchetto protezione dati”, vale a dire il Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali e la Direttiva che regola i trattamenti di dati personali nei settori di prevenzione, contrasto e repressione dei crimini, che costituiscono il corpus normativo che definisce il quadro comune europeo in materia di tutela dei dati personali per tutti gli Stati membri dell’UE.
di Elena Bassoli (N. IV_MMXV)
Il mondo è pieno di decisioni algoritmicamente guidate. Un’informazione errata o discriminatoria può rovinare irrimediabilmente le prospettive di lavoro o di credito di qualcuno. Gli algoritmi rimangono impenetrabili agli osservatori esterni perché protetti dal segreto industriale. Risulta quindi fondamentale che i cittadini possano conoscere e contribuire alla regolamentazione della pratiche commerciali dei giganti dell’informazione.
di Elena Bassoli (N. III_MMXV)
Corte di Cassazione, Sezioni Unite Penali, sentenza n. 17325 del 26 marzo 2015 e depositata il 24 aprile 2015. Con sentenza depositata il 24 aprile 2015, le Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione, risolvendo un conflitto di competenza, hanno affermato che “il luogo di consumazione del delitto di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico di cui all’art. 615-ter cod. pen. coincide con quello nel quale si trova il soggetto che effettua l’introduzione abusiva o vi si mantiene abusivamente”.
di Elena Bassoli (n.II_MMXV)
Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 769/2015, si è pronunciato sulla natura dell’atto amministrativo emesso verso l’esterno nel caso in cui si utilizzi il servizio di Twitter, osservando che “gli atti dell’autorità politica debbono pur sempre concretarsi nella dovuta forma tipica dell’attività della pubblica amministrazione... “.
di Elena Bassoli (n.I_MMXV)
Tribunale Napoli, Ordinanza 29/04/2014. L’ordinanza analizza il valore probatorio dei file di log, con le relative operazioni di conservazione ed estrazione, sancendo, anche per il diritto civile e non solo per quello penale, il principio dell’inattendibilità probatoria delle semplici copie di prove digitali.
di Elena Bassoli (N.III_MMXIV)
Corte di giustizia dell’Unione europea, sentenza nella causa C-475/12 del 30 aprile 2014: gli Stati membri non possono imporre a tali fornitori la creazione di una succursale o di una filiale sul loro territorio, in quanto un siffatto obbligo sarebbe contrario alla libera prestazione dei servizi.
di Elena Bassoli (N. I_MMXIV)
Corte di Cassazione, Sezione III Penale, sentenza n. 5107 del 17 dicembre 2013 e depositata il 3 febbraio 2014. La Suprema Corte ha affermato che l’Internet Hosting Provider, per la mancanza di un obbligo generale di sorveglianza, non è responsabile della liceità del trattamento dei dati personali memorizzati a richiesta degli utenti su una piattaforma video accessibile sulla rete Internet.
di Elena Bassoli ( n.IV_MMXIII )
Opinione of Advocate General- Case C 131/12 - Google Spain SL, Google Inc. v Agencia Española de Protección de Datos (AEPD). Il 25 giugno 2013 l’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha riconosciuto a Google un ruolo di semplice intermediario rispetto ai contenuti ritenuti diffamatori immessi da terzi.
di Elena Bassoli ( n.III_MMXIII )
Camera dei Deputati, proposta di legge n. 1239 del 12 luglio 2013. Il 12 luglio 2013 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Trattato sul commercio delle armi “Arms Trade Treaty” (ATT), adottato nel marzo 2013 dall’Assemblea Generale delle Nazioni unite e firmato a New York il 2 aprile 2013. L’ATT risponde alla urgente necessità di colmare le lacune del commercio non regolamentato di armi convenzionali e di intensificare gli sforzi volti al consolidamento della pace e dell’assistenza umanitaria, perseguendo l’obiettivo di rendere il commercio, l’esportazione e il trasferimento delle predette armi più responsabili e trasparenti. L’Italia, pur disponendo in materia di una delle normative più avanzate a livello mondiale, ha svolto un ruolo importante in ogni fase del negoziato per raggiungere, sul piano legislativo, il migliore risultato possibile. Con riferimento alla compatibilità del Trattato con la normativa europea, l’Italia, come gli altri Paesi membri, ha firmato l’ATT previa autorizzazione del Consiglio europeo, il quale sta ora procedendo all’elaborazione della decisione che autorizzerà gli Stati al deposito dello strumento di ratifica presso il Segretariato generale delle Nazioni unite.
di Elena Bassoli (N. I_MMXIII)
Google riceve da titolari del copyright e organizzazioni di reporting che li rappresentano richieste di rimozione di risultati di ricerca che rimandano a materiali in presunta violazione dei copyright. In ogni richiesta sono riportati gli URL specifici da rimuovere.