PER UNA TEORIA DELLA RESPONSABILITÀ ALGORITMICA GLOBALE

di Elena Bassoli

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Il mondo è pieno di decisioni algoritmicamente guidate. Un’informazione errata o discriminatoria può rovinare irrimediabilmente le prospettive di lavoro o di credito di qualcuno. Gli algoritmi rimangono impenetrabili agli osservatori esterni perché protetti dal segreto industriale. Risulta quindi fondamentale che i cittadini possano conoscere e contribuire alla regolamentazione della pratiche commerciali dei giganti dell’informazione.

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In una recente serie disponibile in podcast, dal titolo Instaserfs, un ex autista di Uber, di nome Mansour fornisce una nuova e agghiacciante descrizione del posto di lavoro, dove, a farla da padrone sono i nuovi strumenti tecnologici. In primo luogo, la Compagnia ha cercato di convincerlo a stipulare un prestito usurario per acquistare una nuova auto. A quanto pare un calcolatore lo riteneva ad alto rischio di insolvenza. In secondo luogo, Uber non gli avrebbe mai risposto di persona, ma solo attraverso messaggi di testo ed e-mail. Questo stile di supervisione effettuato da un boss digitale codificato in anticipo appariva come un ultimatum del tipo “prendere o lasciare”. Poi la società improvvisamente cominciava a ritagliarsi una percentuale di ricavi maggiore, in danno degli autisti, lui compreso. Ed infine, ciò che sembrava più scandaloso a Mansour, la Società avrebbe potuto risolvere il suo contratto di lavoro senza preavviso se alcuni passeggeri gli avessero dato recensioni da una stella, portandolo così ad avere una media di voti al di sotto del 4,7. La sua vita sarebbe stata appesa a un filo da qualcuno che semplicemente batteva tasti su una tastiera.
La storia di Mansour riassume ed esemplifica le tendenze ormai di lunga data del credito e del lavoro, e non si tratta di un caso isolato. I rivenditori online vivono nella paura di una ‘Pena di morte di Google’, un improvviso e misterioso calo nella classifica dei motori di ricerca se fanno qualcosa giudicato “sbagliato” dagli algoritmi di rilevamento dello spam di Google. Candidati a posizioni lavorative presso i supermercati Walmart negli Stati Uniti, ad esempio, vengono sottoposti a misteriosi “test della personalità”, le cui risposte vengono elaborate in modi del tutto oscuri. I software che analizzano i CV possono sottovalutare, o del tutto ignorare, le qualifiche dei candidati. Un analizzatore algoritmico di CV ha trovato tutte le 29.000 persone che hanno fatto domanda per una ‘posizione di ingegneria ragionevolmente standard’ e le ha trovate tutte non qualificate.

L’infanzia di Internet è finita e nuovi spazi online maturano: Facebook, Google, Apple, Amazon e altre potenti aziende che stanno impostando le regole che governano la concorrenza tra giornalisti, scrittori, programmatori e imprese di e-commerce. Realtà come Uber aggiungono strati di codice ai propri algoritmi per occupazioni come guidare ed eseguire lavori di manutenzione. La ricerca su Google, servizi come Meetic, sistemi di e-commerce più banali come gli acquisti di libri su Amazon, nascondono dietro interfacce grafiche pulite per l’ignaro utente, potenti algoritmi nascosti alla vista dell’utente, sia grazie alla segretezza imposta per legge, sia per la complessità delle procedure.
Gli algoritmi sono sempre più importanti perché anche imprese non considerate ad alta tecnologia hanno imparato la lezione dai successi dei giganti di Internet. Seguendo i consigli di Jeff Jarvis di quello che sarebbe Google Do, si stanno raccogliendo i dati di lavoratori e clienti, utilizzando strumenti algoritmici per assumere decisioni. Le aziende possono analizzare la tua voce quando chiami il call center e collegarla al tuo profilo di credito, per determinare se abbinare quel particolare dato biometrico allo status di ‘cliente ideale’ o di cliente inaffidabile e trattarti di conseguenza. Epagogix, il cui nome deriva dalla Epagòge aristotelica, tradotta poi da Cicerone come “inductio” si avvale di applicazioni avanzate di intelligenza artificiale che risalgono dal particolare al generale. Epagogix consiglia le case di produzione cinematografica su quali sceneggiature acquistare, quali film abbiano maggiori possibilità di successo al botteghino e quali possano ambire a vincere l’Oscar, e tutto ciò sulla base di analisi predittive basate sui successi passati. Anche i viticoltori esprimono giudizi algoritmici, sulla base di analisi statistiche del tempo e altre caratteristiche di buone e cattive annate.

Ora, finché si tratta di analizzare le potenzialità di successo di film o vini, la posta in gioco non appare così alta, ma quando gli algoritmi iniziano a colpire la possibilità di occupazione, l’avanzamento di carriera, la salute, il credito e l’istruzione, allora meritano un controllo decisamente maggiore.
Alcuni ospedali negli Stati Uniti utilizzano sistemi basati su big data per determinare quali pazienti siano ad alto rischio, utilizzando dati ben al di fuori delle cartelle cliniche tradizionali. IBM utilizza strumenti di valutazione algoritmica per classificare i propri dipendenti nel mondo sulla base di criteri di economicità, ma risparmia i top manager dalla stessa sorveglianza invasiva e dai punteggi in classifica. Anche a livello governativo le valutazioni algoritmiche di pericolosità possono portare a condanne più lunghe per i detenuti, o a no-fly list per i viaggiatori. Il punteggio di credito costituisce il criterio-guida per muovere ingenti somme di denaro in finanziamenti e mutui, ma i metodi utilizzati dai marcatori rimangono opachi. Il mutuatario medio potrebbe perdere decine di migliaia di euro nel corso della vita, a causa di dati errati o ingiustamente trattati.

 

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di Elena Bassoli (N. IV_MMXVIII)
Corte di Cassazione, Sezione I Civile, sentenza n. 17485 del 21 marzo 2018 e depositata il 4 luglio 2018. La tutela della privacy non può escludere l’applicazione del metodo dell’«accertamento sintetico», ovvero la determinazione del reddito del contribuente sulla base delle spese sostenute nell’anno fiscale, che trova il suo fondamento nell’art. 38, commi 4 e 5, del d.P.R. n. 600/1973, nel contesto della potestà impositiva dell’Amministrazione che si fonda sull’art. 53 Cost. e nell’attività di accertamento e di raccolta di dati attuata presso l’Anagrafe tributaria.
FRANCIA: WHATSAPP A RISCHIO MULTA PER LA CESSIONE DEI DATI A FACEBOOK -
di Elena Bassoli (N. I_MMXVIII)
Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL) - Decisione n. MED-2017-075 del 27.11.2017. Con la decisione n. MED-2017-075 del 27 novembre 2017, la Cnil, l’equivalente francese del nostro Garante della privacy, ha emanato un preavviso di sanzione amministrativa a Facebook per il servizio di messaggistica Whatsapp, dalla stessa gestito. Whatsapp è presente sul mercato della messaggistica mondiale dal 2009, e nel 2014 è stata acquistata da Facebook. Di tale accordo Whatsapp ha reso noti i contenuti all’utenza, aggiornando le condizioni d’uso e la privacy policy, solo nell’agosto del 2016. In applicazione della decisione n. 2016-295 C del 14 ottobre 2016 del Presidente della Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL), una sua delegazione ha effettuato tre controlli online, rispettivamente il 4 e il 9 novembre 2016 ed il 23 ottobre 2017 al fine di verificare l’osservanza della legge del 6 gennaio 1978 modificata relativa a dati, file e libertà. Un’udienza di WhatsApp si è svolta nei locali della CNIL il 14 giugno 2017.
IL BADGE DEVE ESSERE UTILIZZATO DAL DATORE DI LAVORO PER VERIFICARE LE PRESENZE E NON PER CONTROLLARE IL DIPENDENTE -
di Elena Bassoli (N. IV_MMXVII)
Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, Sentenza n. 17531 del 22 marzo 2017 e depositata il 14 luglio 2017. La Corte ha rigettato il ricorso della Società che denunciava la violazione o la falsa applicazione dell’art. 4 L. n. 300/1970, lamentando che la sentenza impugnata ha ritenuto che il meccanismo del badge (a radio frequenza), che si limita a leggere le informazioni contenute nella tessera dei dipendenti, costituisse un illegittimo strumento di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori.
NUOVE DISPOSIZIONI A TUTELA DEI MINORI PER LA PREVENZIONE ED IL CONTRASTO AL CYBERBULLISMO -
di Elena Bassoli (N. III_MMXVII)
Legge 29 maggio 2017, n. 71. Pubblicato in GU Serie Generale n.127 del 03-06-2017 la Legge 29 maggio 2017 n. 71 recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo” in vigore dal 18 giugno 2017. Il provvedimento intende contrastare il fenomeno in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti.
UK: approvato l’investigatory powers act -
di Elena Bassoli (N. II_MMXVII)
Investigatory Powers Act 2016. È entrato in vigore il 30 dicembre 2016, avente l’obiettivo di ampliare i poteri della British Intelligence Community a discapito della tutela dei dati personali dei cittadini. Nuovi poteri particolarmente invasivi simili ad un controllo di massa, in aperto contrasto con il nuovo Regolamento privacy europeo n. 679/2016.
AGENZIA DELLE ENTRATE: AL BITCOIN NON SI APPLICA L’IVA MA PRODUCE TASSAZIONE DIRETTA -
di Elena Bassoli (N. I_MMXVII)
Decreto Legislativo del 25 maggio 2016, n. 97 (GU Serie Generale n.132 del 8-6-2016). Il 23 giugno 2016 è entrato in vigore il Freedom Of Information Act che rende libero e gratuito l’accesso all’informazione pubblica e agli atti della P.A. Tutti i cittadini avranno la possibilità di richiedere documenti e atti della Pubblicazione Amministrazione. Fanno eccezione le documentazioni considerate sensibili, secondo uno specifico iter per il quale verrà comunque data risposta ai cittadini che ne faranno richiesta.
IL FREEDOM OF INFORMATION ACT (FOIA) -
di Elena Bassoli (N. IV_MMXVI)
Decreto Legislativo del 25 maggio 2016, n. 97 (GU Serie Generale n.132 del 8-6-2016) Il 23 giugno 2016 è entrato in vigore il Freedom Of Information Act che rende libero e gratuito l’accesso all’informazione pubblica e agli atti della P.A. Tutti i cittadini avranno la possibilità di richiedere documenti e atti della Pubblicazione Amministrazione. Fanno eccezione le documentazioni considerate sensibili, secondo uno specifico iter per il quale verrà comunque data risposta ai cittadini che ne faranno richiesta.
FACEBOOK DEVE BLOCCARE I PROFILI FAKE PER L’EVENTUALE INTERVENTO DELLA MAGISTRATURA -
di Elena Bassoli (N. III_MMXVI)
Garante della Privacy - Provvedimento dell’11 febbraio 2016. Facebook dovrà comunicare ad un proprio utente tutti i dati che lo riguardano anche quelli inseriti e condivisi da un falso account, il cosiddetto fake, e dovrà bloccare il fake ai fini di un’eventuale intervento da parte della magistratura. Il Garante ha accolto il ricorso di un iscritto a Facebook che si era rivolto all’Autorità dopo aver interpellato il social network ed aver ricevuto una risposta ritenuta insoddisfacente.
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di Elena Bassoli (N. II_MMXVI)
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di Elena Bassoli (N. III_MMXV)
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di Elena Bassoli (n.II_MMXV)
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di Elena Bassoli (N.III_MMXIV)
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di Elena Bassoli ( n.III_MMXIII )
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di Elena Bassoli ( n.II_MMXIII )
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